La Biblioteca, realizzata da Michelangelo Buonarroti, celebrato come il massimo genio del suo tempo, è tra le più belle e ricche di tesori manoscritti al mondo. Al loro ingresso nella Sala di lettura, gli studiosi, provenienti da tutti i continenti, venivano immersi in un silenzio interrotto solo dal suono delle campane del Duomo e della Basilica di San Lorenzo e dallo sfogliare delle pagine di pergamena di cui sono composti gli antichi codici. Ancor oggi, entrando nella Sala monumentale, veniamo sorpresi da questi magici rintocchi che ci riportano all’11 giugno 1571, giorno della sua inaugurazione.
La Biblioteca fu edificata per volere di Giulio de’ Medici (1478-1534), futuro papa Clemente VII (1523-1534), che incaricò Michelangelo di realizzare un edificio che accogliesse la raccolta libraria della famiglia. I lavori iniziarono nel 1524 e si interruppero nel 1534 quando Michelangelo lasciò Firenze. Grazie all’intervento di Cosimo I de’ Medici (1519-1574) la costruzione fu portata a termine e la Biblioteca fu ufficialmente aperta al pubblico l’11 giugno 1571.
I vari membri della famiglia Medici contribuirono all’arricchimento della collezione, iniziata da Cosimo il Vecchio (1389-1464) che raccolse manoscritti di classici greci e latini, oltre alcuni in volgare. Questo primo nucleo di circa 150 volumi fu ampliato dai figli Piero (1416-1469) e Giovanni (1421-1463), ma fu soprattutto con Lorenzo il Magnifico (1449-1492), il cui progetto era quello di realizzare una biblioteca che potesse gareggiare per qualità e completezza con quelle delle altre corti italiane, che la raccolta si arricchì in maniera straordinaria raggiungendo la consistenza di circa mille volumi, pervenuti sia attraverso acquisti attuati su larga scala, che doni: furono acquisite le librerie private del Filelfo e della famiglia Sassetti, furono acquistati in Oriente manoscritti greci, furono commissionati a copisti e miniatori fiorentini quei testi di cui ancora la biblioteca era sprovvista.
Dopo la cacciata dei Medici da Firenze (1494) la collezione fu confiscata dalla Signoria e affidata ai domenicani di S. Marco dai quali fu riscattata, nel 1508, dal cardinale Giovanni de’ Medici (1475-1521) poi eletto papa col nome di Leone X (1513-1521) che la trasferì a Roma.
Riportata a Firenze, la biblioteca ebbe un grandissimo incremento grazie agli acquisti di Cosimo I così che all’apertura al pubblico era dotata di più di 3.000 manoscritti. Nessuna acquisizione di rilievo si verificò durante il XVII secolo mentre nuova spinta all’ampliamento delle collezioni si ebbe nel secolo successivo sotto la direzione, dal 1757 al 1803, del bibliotecario e canonico Angelo Maria Bandini (1726-1803). Negli ultimi decenni del Settecento furono acquisite molte centinaia di manoscritti, da quelli messi in vendita dalla famiglia Gaddi, a quelli della Biblioteca del Convento di S. Croce, ai manoscritti orientali raccolti dal cardinale Ferdinando per dotare di testi la stamperia medicea di lingue orientali fondata nel 1584. Anno particolarmente importante fu il 1783: per dare esecuzione al progetto culturale della dinastia lorenese che prevedeva di fare della Laurenziana una biblioteca di soli manoscritti, gli stampati dell’antico fondo mediceo furono destinati alla Biblioteca Magliabechiana mentre in Laurenziana pervennero parte della Biblioteca lotaringio-palatina e le raccolte librarie private di famiglie e chiese fiorentine. Con la soppressione degli ordini religiosi nel 1808 si aggiunsero i più preziosi manoscritti delle biblioteche della Badia Fiorentina, di Santa Maria Novella, di Santa Maria degli Angeli, della Santissima Annunziata, di Santo Spirito, di Santa Maria del Carmine, d’Ognissanti e di Vallombrosa. Nel 1820 pervennero i mss. di Francesco Redi e, nel 1824, 39 manoscritti autografi e 15 opere postillate di Vittorio Alfieri.
L’ultimo fondo entrato in Biblioteca è costituito da una parte della collezione Ashburhmam, acquistata nel 1884 dal governo italiano, particolarmente interessante per la sua eterogeneità e per la qualità altissima di alcuni codici.
Alle collezioni librarie si aggiunsero, agli inizi del Novecento, 2.500 papiri greci e 43 ostraka rinvenuti negli scavi della Società Italiana per il ritrovamento dei papiri greci in Egitto.
Anna Rita Fantoni