La Biblioteca Malatestiana di Cesena rappresenta il primo esempio di biblioteca civica in Italia e in Europa. Nata da un piccolo nucleo di biblioteca conventuale, alla metà del XV secolo mutò la sua natura e divenne un luogo aperto agli studiosi e quindi patrimonio della comunità civile. Un altro primato che spetta a questa magnifica Biblioteca è quello di aver conservato intatti nei secoli struttura, arredi e patrimonio librario, un primato per cui è stata inserita dall’Unesco nel Registro della Mémoire du Monde.
Straordinario esempio di biblioteca umanistica la Malatestiana, nata da un precedente nucleo conventuale, fu radicalmente modificata da Malatesta Novello, signore di Cesena, che per le precarie condizioni di salute, l’indole più vicina a dedicarsi al buon governo che alle azioni militari e l’influenza della moglie, la colta Violante da Montefeltro, da dux equitum, cioè uomo d’armi, si fece litteratus. La biblioteca realizzata da Matteo Nuti, che si definì “secondo Dedalo”, si ispira al modello della biblioteca del convento domenicano di San Marco di Firenze, voluta da Cosimo de’Medici e realizzata da Michelozzo. La “libraria” voluta dal signore di Cesena ha una pianta basilicale a tre navate (più alta e stretta quella centrale con volta a botte, più larghe e basse quelle laterali coperte a crociera). Non più dunque un ambiente a pianta rettangolare secondo la tradizione medievale, ma una struttura destinata a diventare il prototipo della biblioteca umanistica. Le navate laterali sono illuminate da finestrelle ad arco acuto che lasciano entrare una bella luce diffusa, mentre la centrale è illuminata dal grande rosone di fondo. L’arredamento è costituito da due file di banchi in legno di pino (29 per parte), che conservano i preziosi codici ancora legati con catenelle di ferro battuto come nel Quattrocento. I banchi hanno la duplice funzione di leggio (piano reclinato) e di deposito dei libri nel piano sottostante, dove i codici si trovano in posizione orizzontale e sistemati per materia. L’intervento signorile è sottolineato dai simboli araldici di cui è ricca la biblioteca, una presenza visivamente diffusa del fondatore riproposta dai colori della biblioteca che rimandano agli stemmi malatestiani: il bianco delle colonne (fede), il rosso del pavimento in cotto (speranza), il verde dell’intonaco riportato alla luce dai restauri del 1920 (carità).
Alla raccolta dei frati, una cinquantina di codici che rappresentavano una testimonianza importante della cultura medievale, Malatesta Novello aggiunse una raccolta di volumi che rivelavano il suo interesse per la cultura umanistica. Lo scriptorium malatestiano produsse 126 codici in circa vent’anni grazie a raffinati copisti e miniatori. Una collezione ispirata al modello umanistico sia nella scelta linguistica (testi nelle lingue classiche care agli umanisti, mentre non sono presenti testi in volgare) sia nello stile di scrittura con prevalenza della littera antiqua, sobria, elegante e di facile lettura.
Grande fu la lungimiranza di Malatesta Novello che volle legare da subito la biblioteca alla città, scegliendo simbolicamente come data di inaugurazione il 15 agosto 1454, giorno dell’Assunzione che, per tradizione secolare, a Cesena è una grande festa cittadina. Inoltre, grazie ad una felice intuizione del suo fondatore, la Malatestiana detiene il primato di prima biblioteca civica d’Italia e d’Europa. Egli infatti preferì affidarla al Comune piuttosto che alla sua casata o all’autorità ecclesiastica. Nel testamento redatto nel 1464 Malatesta Novello, che morì l’anno successivo, affidò la biblioteca al Comune che avrebbe dovuto assicurare il controllo e l’incremento del patrimonio librario, la manutenzione dell’edificio, l’assunzione del custode-bibliotecario scelto tra i frati francescani. A questo scopo lasciò un fondo di 100 ducati annui, garantì al bibliotecario uno stipendio di 30 ducati l’anno e istituì dieci borse di studio per studenti poveri. Un progetto di vigilanza e di valorizzazione che rivela come per Malatesta Novello la biblioteca non fosse un monumento personale, ma un tesoro da condividere con i suoi concittadini.
Le collezioni che si sono aggiunte al gioiello quattrocentesco rendono la Malatestiana un complesso monumentale-documentario unico al mondo, dove la bellezza artistica accoglie e conserva uno straordinario patrimonio librario e dove passato e presente convivono in felice armonia.
Francesca Romana de' Angelis