La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma custodisce la gran parte degli autografi belliani. Il poeta per tutta la vita scrisse poesie in italiano ma la produzione in romanesco, racchiusa in un felice ventennio (1830-49 circa) e costituita da ben 2279 sonetti, rappresenta il suo capolavoro. Nervoso, iracondo, sempre in cerca d'impieghi che successivamente abbandona, preoccupato di questioni economiche, la sua opera è la più importante tappa italiana del realismo romantico dopo la manzoniana e prima di quella più propriamente veristica del secondo Ottocento.