Michele Di Sivo, storico e archivista di Stato, ci racconta la tragica storia di Beatrice Cenci. La ragazza trascorse l'infanzia in una famiglia, dove dominava il carattere volgare e violento del padre, uomo tirannico, avaro e manesco, che finì per suscitare contro di sé l'odio dei figli, fino al parricidio avvenuto il 9 settembre 1598. Beatrice, suo fratello Giacomo e Lucrezia Petroni, seconda moglie del nobile romano assassinato, furono processati, torturati e condannati a morte. Gli avvisi che circolavano a Roma, scritti dai menanti, progenitori degli odierni cronisti, crearono il mito di Beatrice, che già nei mesi del processo diventa una figura eroica. Migliaia di persone seguirono l’evento. Parecchi anni dopo, Prospero Farinacci, avvocato difensore dei Cenci, nel pubblicare la sua arringa, vi appose questa nota: Omnes fuerunt ultimo supplicio effecti, excepto Bernardo qui ad triremes cum bonorum confiscatione condemnatus fuit, ac etiam ad interessendum aliorum morti prout interfuit (Fu eseguita per tutti la pena capitale, tranne che per Bernardo, che fu condannato ai remi con la confisca dei beni e ad assistere alla morte degli altri, per quanto partecipò).