Giovanna Lazzi ci guida nella visita alla Collezione Landau Finaly donata, dopo complicate vicende ereditarie, alla Città di Firenze e custodita dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. La collezione fu iniziata nell’Ottocento dal barone francese di origine ucraina Horace Landau (1824-1903) e proseguita dagli eredi secondo gusti propri del collezionismo ottocentesco. Il Fondo è composto da 310 manoscritti, 82 incunaboli e da alcuni importanti oggetti d’arte. La visita comincia dalla Madonna con il Bambino e San Giovannino di Girolamo Della Robbia, ispirata a La Belle Jardinière di Raffaello, conservata a Parigi, di cui la trascrizione scultorea mantiene la morbidezza, unita alla forza e alla tridimensionalità della scultura. Si passa poi a una copia della celebre quanto discussa statua con cui Canova ha celebrato la madre di Napoleone. Sempre al pian terreno, in una sala dedicata, sono esposte al pubblico cinque tavole dipinte chiamate Cassoni Landau che raffigurano accanto ai trionfi militari delle casate, come il Trionfo di Dario, i Trionfi di Petrarca e la storia di Didone. Le tavole dipinte erano il vanto della produzione artigiana fiorentina del Quattrocento e Cinquecento; spesso i maestri cofanari erano anche miniatori e mentre dipingevano i cassoni, usavano lo stesso repertorio iconografico per dipingere i manoscritti. Giovanna Lazzi mette a confronto l’iconografia del cassone che rappresenta I Trionfi con un manoscritto miniato del XV secolo dell’opera di Francesco Petrarca. Ma il Fondo manoscritti possiede delle opere di inestimabile valore come un Antifonario del XIII sec. in pelle di cervo, prezioso per la sua materialità e per la sua valenza simbolica, in quanto il cervo è un simbolo del Cristo; e l’Offiziolo Visconteo, Libro d’Ore manoscritto del XV secolo, riccamente miniato da Belbello da Pavia per Filippo Maria Visconti. Il codice costituisce la seconda parte del Libro d’Ore Visconti e nel 1969 il Ministero della Pubblica Istruzione acquistò da Sotheby la parte mancante realizzata alla fine del XIV secolo per Gian Galeazzo Visconti da Giovannino de’ Grassi. Nella BNCF si poterono così ricongiungere i due manoscritti che potrete ammirare insieme nel documentario.