Friedrich Stadler, professore di Storia e Filosofia della scienza all'Università di Vienna e direttore scientifico della Wiener Kreis Gesellschaft presenta il Tractatus logico-philosophicus, opera capitale di Wittgenstein, scritto durante la Prima Guerra Mondiale, uscito in tedesco nel 1921 e successivamente con traduzione inglese a fronte e una Introduzione di Bertrand Russell nel 1922. Destinato a una fortuna duratura, nonostante la difficoltà dei temi trattati e l’impervietà della forma aforistica, ha avuto un largo influsso sulla filosofia analitica e in particolare sul Circolo di Vienna, nel cui alveo la ricerca del prof. Stadler si muove. Il senso del suo libro si riassume, secondo l’autore, in queste parole: «Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò di cui non si può parlare si deve tacere». Il libro vuole pertanto tracciare dei confini al pensiero, o meglio non al pensiero in sé stesso, bensì all’espressione dei pensieri. Il Tractatus venne discusso in modo molto animato, suscitando parecchie controversie. Tuttavia Wittgenstein mise mano a una revisione continua della sua filosofia senza arrivare mai a una pubblicazione ulteriore. È una storia tragica anche sul piano dei rapporti umani che Wittgenstein intrattenne con i filosofi del suo tempo. Egli non fu un filosofo accademico, non fu un docente universitario con cattedra. Ha sempre messo in discussione le sue personali posizioni, ma il suo lascito postumo, il vasto patrimonio dei suoi manoscritti può ora aprire una nuova finestra sul suo pensiero, tanto più in quanto oggi possono essere ricostruiti con metodi digitali.