Tra le ipotesi fin qui più accreditate, che sia giunto a Padova con i libri di un viaggiatore o di uno studente inglese che frequentava l'Università o al seguito di Lady Montagu, recenti ricerche, condotte dalla dottoressa Prosdocimi, per stabilire la provenienza del manoscritto hanno portato alla luce una nuova traccia del tutto inedita, secondo cui il volume potrebbe essere arrivato in Italia intorno al 1640. Analizzando l’antica legatura e la segnatura "F in capsa ad laevam” si è potuti risalire alla biblioteca benedettina di Santa Giustina, da cui il volume è dunque pervenuto in seguito alla soppressione napoleonica. Una ricerca nei magazzini della biblioteca ha poi permesso di individuare altri libri inglesi con la stessa tipologia di legatura: un fondo unitario, come ha confermato il ritrovamento del relativo inventario, "Libri in lingua inglese", entro un catalogo storico di Santa Giustina, che elenca tra gli altri il nostro Shakespeare. I libri dovevano appartenere in buona parte ai mercanti inglesi, che erano rappresentati a Venezia dal console della nazione e tra le note di possesso spiccano i nomi di John Hobson e John Hobson junior, quest’ultimo lasciò per testamento tutti i suoi libri alla biblioteca della nazione inglese dell'Università di Padova. Infine con l'esaurirsi delle nazioni straniere presso l'Università, il libro sarebbe passato alla biblioteca di S. Giustina e successivamente alla biblioteca Universitaria. Oggi si contano 234 esemplari superstiti dei forse 750 stampati. La biblioteca Universitaria di Padova possiede l'unica copia conservata in Italia e una delle sei censite in Europa, fuori d'Inghilterra.