Tra gli ingenti tesori librari conservati nella Biblioteca “Angelica” si contano oltre mille incunaboli, libri a stampa dalle origini fino all’anno 1500. Particolare interesse rivestono quelli prodotti in Italia, a partire dal 1465, prima nel convento benedettino di Subiaco e poi a Roma, presso i Massimo, da due stampatori tedeschi, Sweynheim e Pannartz. La Biblioteca Angelica possiede, tra gli altri incunaboli, un esemplare rarissimo del De oratore di Cicerone, il secondo libro stampato a Subiaco, l’esemplare angelicano è uno dei diciasette ancora esistenti al mondo. È interessante notare l’evoluzione della loro arte dall’uso del carattere sublacense all’antiqua, con il quale già operavano a Roma altri tipografi tedeschi come Sixtus Rissinger e Ulrich Han e a Venezia il francese Nicolas Jenson e più tardi Aldo Manuzio, che, svincolato ormai dall’impaginazione del manoscritto, con l’introduzione dei caratteri greci si rivolge a una clientela europea di umanisti filelleni. Manuzio – che non disdegnava di stampare anche libri popolari in volgare – diventa il più grande stampatore e pubblica i libri più belli del primo secolo della stampa: gli incunaboli, ma anche le cinquecentine e i più bei libri mai stampati sono quelli di Aldo che ha fatto veramente scuola in Europa.