Vito Loré, Professore Associato di Storia Medievale all'Università di Roma Tre, racconta le origini della Badia della Santissima Trinità, nata ad opera del nobile salernitano Alferio (o Adelferio), monaco cluniacense, ritiratosi in eremitaggio nella zona corrispondente all’attuale Cava de’ Tirreni, che nel 1025 riceve in concessione dal principe longobardo di Salerno la terra su cui sorge il monastero con la possibilità per i monaci di eleggere liberamente il loro abate. In età normanna l’Abbazia mantiene un rapporto privilegiato con il potere ducale, ricevendo importanti donazioni anche da parte dei diversi signori insediatisi nell’Italia meridionale – donazioni e concessioni documentate nell’imponente Archivio dell’Abbazia. Con l’affermazione, negli anni Quaranta del XII secolo, del potere regio di Ruggero II su tutta l’Italia meridionale, il flusso delle donazioni aristocratiche in favore di Cava scema in maniera sensibile. Ma Cava aprendosi ai notabili locali, anche attraverso le sue dipendenze con prerogative parrocchiali, si arricchisce di nuovi apporti, che ne scongiurano il declino e fanno di questo monastero un caso per certi aspetti eccezionale all’interno della storia del Mezzogiorno e non solo.